Il dialetto e io

Posted on Dec 23, 2023

Terza parte della seconda parte della prima parte.

Nella mia zona il dialetto è una lingua vera e propria; nel cremonese, è soprattutto il collante della cultura agreste. L’ho imparato un po’ perché si parlava in casa; ormai ho dimenticato molto; lo comprendo ancora se lo ascolto, ma non lo parlo piú; faccio grandissima fatica a decodificare il dialetto scritto.

In un paio di generazioni potrebbe sparire. Ha! Ha! M’importa?

Il dialetto è legato a una specifica cultura tribale; locale; nella mia percezione, è il tipo di sottocultura in cui si deve essere accettati. Mi scopro in difficoltà a descriverne onestamente il rapporto con me; ho avuto, generalmente, pessime relazioni con le persone che l’hanno vissuta nel pieno della loro esistenza; sono troppo eccentrico e immeritevole (che non significa “moderno”). Però non so…

Per dire: mi irrita sentir definire come “contadina” la mentalità retrograda; ma perché, veramente? Perché è ingiusto o perché è assolutorio?

Una teoria possibile: dopo generazioni in cui le abitudini erano trasmesse automaticamente nel vivere di tutti i giorni, l’avvento della modernità e della tecnologia ha cambiato le relazioni interpersonali; non c’era bisogno, prima, di una esplicita intenzione di tramandare tradizioni e competenze; senza questa intenzione, si è fermato tutto; le due generazioni che avrebbero potuto tramandare come atto di volontà, non l’hanno fatto; per qualche motivo. O almeno questo è ciò che è successo a me.

In ogni caso, non mi tocca mantenere in vita il dialetto; non la sento come una mia responsabilità.

Forse non sarà qualcuno a perpetuare l’esistenza di questa lingua; ma qualcosa. Ecco come Google Bard traduce la ricetta del lesso tratta da pagina 119 nel libro “Cui pée sóta ’l tàaol”, a cura di Lydia Visioli Galetti, prima edizione autoprodotta dagli “Amici della cucina cremonese”, chiunque essi siano, un numero di anni fa non riportato sull’inesistente pagina di colophon. Italiano:

Ingredienti per un buon lesso: 800 grammi di polpa di manzo, ossa di manzo e di vitello, zampe di pollo, una cipolla, una gamba di sedano, 2 carote, 3 spicchi di aglio (certuni li infilano nella carne di manzo).

Si mette a fuoco una capace pentola di acqua salata, a freddo si mettono le ossa e la verdura. Le patite del pesto cremonese ne mettono un cucchiaio. A queste patite ora sono subentrate le patite dei dadi. Oggi non poche sono le persone che mettono dadi vuoi nelle minestre e nelle carni, vuoi negli intingoli e nelle verdure.

Soltanto i dolci si salvano da questo flagello tanto pubblicizzato, si arriva al punto, se manca il dado, che qualcuno lamenti la poca saporosità del piatto.

Ora che ogni ingrediente di proprio gusto è nella pentola, si fa bollire per un’ora circa e poi si aggiunge la carne che dovrà bollire piú o meno a lungo secondo la qualità. Il bollore deve essere piano e importante è schiumare ogni tanto il brodo.

Cremonese:

Ingredient per un bon less: 800 gram de polpa de boeuf, ossi de boeuf e de vit, zampe de poal, una ziga, una gamba de sedan, 2 carote, 3 spicchi d’aglio (certuni i li infilan inta la carne de boeuf).

Se met a foc un capaza pentola d’aqua salada, a fred se met i ossi e la verdura. Le pàte del pesto cremonese ne meton un cucchiai. A ste pàte ora son subentrate le pàte dei dadi. Oje no poche son le persone che meton dadi voe inti minestre e inti carni, voe inti intingoli e inti verdure.

Soltan i dolci se salvan da sto flagello tant pubblicizà, se riva al pont, se manca el dado, che qualcun lamenti la poca savorosatæa del piat.

Ore che ogni ingredient de propi gust l’è inta la pentola, se fa bollir per un’ora circa e poeu se gionta la carne che dovra bollir pu o manco a lung selon la qualitæ. El bollore el deve esser pian e important l’è schiumare ogni tant el brodo.

Mh… no… insomma ci vuole un po’ di pazienza.