Posted on Nov 14, 2023
Il mio rapporto con la lingua italiana è da ignorante; mi sono sempre trovato in difficoltà a memorizzare le regole della Grammatica, ma mi sembra di applicarle in modo sufficiente; non mi importa proprio di ricordare certe cose e che cos’è un “dittongo”? A volte mi chiedo se ho davvero capito il significato di una parola che ho usato con leggerezza per decenni; piú invecchio, piú ho dubbi su come usare il congiuntivo correttamente; una volta non mi facevo queste domande, adesso sí. Di sicuro non mi aiuta il fatto che, ormai da tanti anni, quotidianamente, leggo piú testi in Inglese che in Italiano.
Nei primi anni duemila il mio interesse per la scrittura decente è stato svegliato da un documento per gli utenti italiani del software LaTeX, scritto da Claudio Beccari; purtroppo quel pdf è andato perso nei vari trasferimenti da un computer all’altro (all’epoca le mie procedure di backup non erano solide come lo sono ora; il peggio è che per tutto questo tempo ho pensato di averlo ancora; ogni tanto mi sono detto: uno di questi giorni lo rileggerò; invece non ce l’ho piú).
Usare LaTeX mi ha permesso di sperimentare e ricercare un po’ di stile, aiutato da tanti documenti disponibili in Rete e composti con attenzione maniacale; il poter fare con uno strumento di programmazione ha fatto la differenza; negli anni novanta usavo Microsoft Works, ma quel software non mi ha fatto crescere; invece LaTeX è integrato nella cultura del software libero di cui volevo far parte. Questo weblog è scritto con gnu Texinfo; permette poco quando il formato di uscita è html (a meno di non codificare gli stili direttamente in css, che non ho intenzione di fare); però è comodo.
Ho coltivato alcuni vezzi, tra cui: cercare l’uso di un lessico personale ampio con alcune parole desuete; usare gli accenti acuti del vocabolario Piccolo Palazzi invece di quelli gravi richiesti dalle norme uni 6015 (a pagamento; non le ho comprate; ha! ha!).
La scrittura creativa non è certo la mia cosa; diciamo che ho il dono della sintesi, che irritava molto la mia maestra delle scuole elementari; cioè… rispetto a quanto è prolisso Dan Luu…
Però voglio scrivere questo weblog, prima di tutto per evacuare dal mio cervello alcuni pensieri; nella speranza di non pensarli piú e dedicarmi ad altro; ho troppi pensieri ricorrenti. (Occasionalmente ciò significa pubblicare scritti che solo io posso capire; non dovrei, ma lo faccio.) Non è per tutti: è rivolto solo a chi ha esperienze simili alle mie; una piccola minoranza; nondimeno una minoranza che mi ha aiutato molto condividendo le proprie esperienze su altri weblog; voglio far parte di questa condivisione.
Ultimamente ho cercato di usare il punto esclamativo ogni volta che la mia mente mi dice: questa è un’esclamazione! Il risultato è un deciso incremento di punti esclamativi; il testo risulta piú colorito; anche troppo colorito; credevo che mi sarei abituato a questo criterio razionale e avrei eliminato il condizionamento di provare una scarica emozionale alla vista di questo segno; se una frase è un’esclamazione, ci vuole il punto esclamativo! Punto!
Mi devo ricredere: tutti questi punti esclamativi mi irritano; io non parlo cosí. (Ecco, adesso non l’ho usato.) (E neanche adesso!) (Adesso sí.) (Adesso no.)
Al contrario mi trovo bene con le sequenze di punti e virgola: si addicono al mio pensare frammentario e, non di rado, ondivago.
Insomma: sto costruendo uno stile mio, gradevole o sgradevole che sia; il mio Italiano vive con me. (Come sono figo quando scrivo queste frasi!)