Posted on Nov 27, 2022
Una volta aveva senso che il personale di cassa dei negozi chiedesse se si intendeva pagare con carta di debito o carta di credito: con carta di credito si doveva apporre sulla ricevuta la firma autografa; con carta di debito si pagava chip–e–pin. La procedura era diversa; probabilmente era diverso anche il tasto da pigiare sul registratore di cassa. Non ricordo bene, ma credo che siano esistite carte di debito che funzionavano solo sui circuiti bancomat® e Pagobancomat®, anche solo sul circuito bancomat®!
Con quella che, al mio sguardo supponente (in italiano: snob), è una delle massime espressioni di provincialismo: la carta di debito era ed è chiamata “bancomat®”; parola universale che significa tutto. Da cui la domanda del personale di cassa: “Carta o bancomat®?”
Siccome faccio schifo: questa domanda oggi mi irrita.
Ormai da un po’ ciò che conta è su quale circuito si vuole pagare, non ha piú senso distinguere tra carta di debito e di credito. Pagando su alcuni circuiti si riceve un sms che avvisa del pagamento; con altri circuiti no. Pagando su alcuni circuiti: quando si consulta l’elenco delle operazioni con i servizi di banca telematica, si vede dove il pagamento è stato eseguito; con altri circuiti no (per motivi incomprensibili a me). In certi negozi, anche grandi, il pos non è interfacciato con il registratore di cassa: il personale digita il prezzo da pagare sia sulla cassa che sul pos; se non ti danno lo scontrino del pos, non sai quanto ti hanno fatto pagare!
Se alla cassa dico “pago con la carta”, il personale mi capisce? Oppure mi seleziona automaticamente il circuito non–Pagobancomat®?
In certi posti metto la carta in bella vista e dico “Va bene Pagobancomat®” e il personale mi guarda e tace e aspetta che succeda qualcos’altro. E ci guardiamo.
Per un periodo ho posseduto una carta di debito che permetteva pagamento contactless solo sul circuito visa® e non sul circuito Pagobancomat®; alla cassa informavo il personale che rispondeva con lo sguardo macchevvuoi?
Sono tentato di provocare il dialogo: “Carta o bancomat®?”, “Sí”; e vedere cosa succede!
Immagino che qualcuno abbia capito il problema, perché da un po’ sono installati pos che permettono al cliente di selezionare il circuito; pigiando qua e là, a volte si deve premere ‘1’ per accedere al menú di selezione, a volte un altro tasto. Se il personale di cassa ti vede armeggiare con i tasti, ti guarda: “Checcazzo fai!?!”
A volte il menú si presenta da solo. Ma! Certo personale di cassa è in agguato come un avvoltoio e dopo che ho presentato la carta la prima volta e sto per pigiare per scegliere il circuito: con scatto fulmineo gira il dispositivo e, senza chiedermi, seleziona un circuito; non so quale, quello che piace a loro!
Vaffanculo!
In ogni caso, il futuro si avvicina: le casse fai–da–te (in italiano: self service) sono la mia scelta al supermercato, ogni volta che è possibile. Faccio da me; devo parlare con nessuno; per un attimo mi sembra di stare in Giappone! Terra delle buone maniere e della massima comprensione dell’estremo valore del non rompere le scatole.
Nota a parte che c’entra nulla ma ho voglia di scriverla lo stesso (in italiano: post scriptum): perché la società bancomat S.p.A. non è quotata in borsa?