Posted on Tue Sep 12, 2017
Studiare Matematica a scuola è faticoso; fin dalle elementari (abbasso le tabelline!). In assenza di curiosità, il cervello umano cerca sempre la via piú facile per la soluzione dei problemi e la via piú facile è: l’associazione di idee; il riconoscimento di modelli, precedentemente costruiti, nelle situazioni immediatamente di fronte a noi; il pattern matching. La Matematica è elaborazione simbolica: una capacità che dobbiamo plasmare con la forza nelle nostre reti neuronali.
Se non siamo sicuri noi stessi dell’utilità della Matematica, come possiamo convincere i giovanissimi? Nel mio piccolo, propongo due idee per autoispirarsi; una concreta e una esistenziale.
La prima idea è: la Matematica ci occorre per contare i soldi; un’attività che dobbiamo saper svolgere con confidenza per tutta la vita. L’esigenza di cavarsela di fronte a buste paga, piani di accumulo pensionistico, contratti di assicurazione che siamo costretti a stipulare, gestione dei risparmi, dichiarazione dei redditi, redazione di bilanci aziendali, contabilità delle partite IVA, è sufficiente a giustificare tutto lo studio della Matematica dalle scuole elementari, alle scuole medie inferiori, al primo biennio di scuola media superiore. Non occorrerebbe dire altro.
È davvero improbabile che nella vita ci occorra ricordare cos’è l’apotema; ma la possibilità di partizionare un magma di idee in definizioni di quantità con nome e relazioni tra quantità diverse, è indispensabile per contare i soldi. È essenziale anche per comprendere quando definizioni e relazioni che ci vengono proposte da altri sono incomplete, sbagliate o fuorvianti.
Lo studio della Matematica scolastica ci permette di costruire queste abilità partendo da oggetti semplici come gli elementi geometrici di base, che possiamo disegnare, ritagliare dai fogli di carta, sovrapporre gli uni agli altri e misurare col righello. Se non la Geometria, cos’altro si dovrebbe usare per ottenere lo stesso risultato?
La seconda idea è: di fronte alla Matematica siamo tutti uguali. Il calcolo 3 + 2 = 5 è giusto, mentre il calcolo 3 + 2 = 8 è sbagliato; ed è cosí, indipendentemente da chi lo affermi. Nel contesto della Matematica giusto e sbagliato sono uguali per tutti: sani e malati, belli e brutti, simpatici e antipatici, ben vestiti e mal vestiti, chi ha gli amici e chi non li ha, chi è inserito nelle piú efficaci correnti di potere e chi è fuori posto dappertutto, chi è di buona famiglia (qualunque cosa questo significhi) e chi no (qualunque cosa questo significhi). La Matematica non è un sistema politico né religioso; la Matematica non è democratica né autoritaria, non si vota per stabilire se 3 + 2 = 5.
Nelle attività non Matematiche, c’è sempre la possibilità che qualcuno se la cavi bene “giocandosela” con bella presenza, affabilità e qualche giro di parole vuoto che viene accettato per convenienza, stanchezza o cialtroneria.
In matematica: quello che è, è e basta.